3 donne alla corte dei Manfredi di Faenza: l'esordio di Martina Fabbri Nuccitelli
Faenza, metà Quattrocento. La luce filtra dalle bifore del palazzo. Una donna cammina a passi lenti sul pavimento di cotto, sfiora con le dita le stoffe, ascolta i silenzi della corte. Ha molto da dire, ma nessuno glielo ha mai chiesto. Fino a oggi.
C’è un momento, nella ricerca storica, in cui i nomi sulle carte si fanno presenze vive. È quello che accade tra le pagine di Gentile, Cassandra e Francesca. Tre donne alla corte dei Manfredi, primo libro di Martina Fabbri Nuccitelli, edito da White Line Edizioni per la collana Faenza360°. Una rivisitazione narrativa, documentata e coinvolgente, delle vicende di tre figure femminili che vissero tra le pieghe della Faenza signorile del Quattrocento.
Tre ritratti di coraggio femminile
Martina Fabbri Nuccitelli, laureata in Storia e in Beni archeologici, artistici e del paesaggio all’Alma Mater di Bologna, ha deciso di partire da una domanda tanto semplice quanto cruciale: che ruolo ebbero le donne nelle vicende politiche e familiari della signoria faentina? La risposta si sviluppa lungo un racconto storico ricostruito con passione e rigore, dove emergono il coraggio, la determinazione e le contraddizioni di tre protagoniste rimaste a lungo ai margini della narrazione ufficiale.
Gentile Malatesta, Cassandra Pavoni e Francesca da Rimini, infatti, sono realmente esistite, accomunate da un destino simile: quello di vivere nel cuore pulsante della politica, della guerra, delle alleanze e dei riti, senza mai essere le protagoniste ufficiali del racconto.
Le vicende delle tre donne si intrecciano con quelle di Galeotto Manfredi, figura centrale della Faenza del XV secolo. Gentile Malatesta, reggente della dinastia manfreda dal 1417 dopo la morte del marito Gian Galeazzo, affrontò sfide e pressioni senza esservi stata preparata. Cassandra Pavoni seguì l’uomo che amava in una vita piena di incognite. Francesca Bentivoglio, al contrario, visse il peso di un matrimonio imposto ma seppe agire con una forza non scontata per una donna del suo tempo.
L'autrice le immagina – con rispetto e passione storica – mentre osservano ciò che accade, cercano un margine per scegliere, amano, perdono, resistono. Il libro è un affresco narrativo della Faenza medievale vista attraverso occhi femminili. La dimensione empatica è dichiarata sin dall’introduzione: l’intento è mostrare quanto quelle emozioni e quelle sfide siano, in fondo, ancora attuali.
Chi è Martina Fabbri Nuccitelli

Martina vive a Faenza, città che ama profondamente e di cui indaga passato e memoria. Ha lavorato per il Museo Civico di Castel Bolognese e la Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane”, e oggi lavora per l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. Dal 2022 partecipa a eventi culturali come il Sorelle Festival, dove è spesso invitata a parlare del ruolo delle donne nella storia, con un’attenzione particolare alle figure femminili marginalizzate.
È anche attivamente coinvolta nella rievocazione storica del Palio del Niballo: nel 2023 ha vinto il Liocorno come miglior dama per il Rione Rosso. La sua passione per il medioevo è nata da I Pilastri della Terra di Ken Follett, ma si è presto trasformata in studio, approfondimento e scrittura.
Un libro per chi ama il Medioevo. Ma anche per chi ama ascoltare
Se vi piacciono i racconti storici ben documentati, se siete curiosi delle figure femminili dimenticate, se amate Faenza, la sua storia e le sue voci, Gentile, Cassandra e Francesca è un libro che fa per voi.
Non troverete battaglie epiche, ma scelte difficili. Non troverete condottieri, ma donne che hanno osservato i condottieri e hanno deciso come comportarsi. Non troverete cronache, ma memorie. Che a volte sanno dire molto di più.
Prossimi appuntamenti con Gentile, Cassandra e Francesca
Se volete saperne di più, ecco le prime due presentazioni del libro!
📍 Faenza – Bottega Bertaccini
🗓 Sabato 19 giugno, ore 17:30
📍 Castel Bolognese – Biblioteca Comunale Luigi Dal Pane
🗓 Lunedì 28 giugno, ore 21:00
Un’occasione per incontrare l’autrice e scoprire, attraverso le sue parole, quanto il nostro passato sia ancora capace di parlarci – soprattutto se a raccontarlo sono storiche giovani, preparate e appassionate.
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